Sirio

La storica immagine di Sirio ripresa dall'HST;
la freccia indica la debole Sirio B
Il nome di questa fulgida gemma del cielo invernale deriva dal greco sîrios e cioè "ardente"; in realtà il termine greco, in origine, si riferiva al Sole, perché quando la stella appariva alle luci dell'alba nel suo levare eliaco significava, presso gli antichi egizi, che era giunto il solstizio estivo e che era quindi imminente la benefica inondazione del Nilo. Fu probabilmente proprio a motivo di questo annuncio che venne a simboleggiare un cane che stava all'erta; per di più, con il suo sorgere aveva inizio la stagione dei grandi caldi; dal sîrios kyon dei greci è derivata la stella caniculae dei romani e quindi il termine canicola che ancor oggi usiamo per indicare la calura estiva.
Vista dalle località di montagna sembra un vero brillante: trovandosi sempre piuttosto bassa sull'orizzonte per gli osservatori dell'emisfero nord, a causa della declinazione negativa, è spesso soggetta a forte scintillazione, soprattutto durante le ore che precedono e seguono il transito in meridiano; la sua luce, durante il passaggio attraverso gli strati più densi dell'atmosfera, viene continuamente scomposta e ricomposta molte volte al secondo, passando velocemente per tutte le sfumature dello spettro. Questo effetto è tipico di tutte le stelle brillanti quando sono sorte da poco o sono prossime al tramonto, ma nel caso di Sirio si nota ovviamente di più.

Raffronto tra le dimensioni di Sirio e quelle del Sole
Come accennato, Sirio è la stella più splendente del cielo e come tale non può passare inosservata neppure al più distratto degli umani; ma è brillante anche perché è la quinta stella più vicina a noi (il primato, com'è noto, spetta al sistema di Alfa Centauri, invisibile dall'Italia): solo 8.6 anni luce, una distanza che pur essendo quasi 550.000 volte maggiore della distanza Terra-Sole è pur sempre un'inezia in riferimento alle distanze cui abbiamo spesso a che fare in cosmologia. Ci potremmo chiedere, per pura curiosità, se i nostri lontanissimi antenati, che per primi cominciarono a calpestare il suolo africano alcuni milioni di anni fa, restassero ammirati dall'osservazione di questa stella quando sorgeva sopra l'orizzonte della savana: sicuramente no, perché in quel remotissimo passato Sirio era appena visibile a occhio nudo, in una zona di cielo corrispondente all'attuale Lince, come un astro di 4ª grandezza.
A causa della sua relativa vicinanza è inevitabilmente dotata di un sensibile moto proprio; sensibile, beninteso, per strumenti di misura abbastanza sofisticati, perché tale spostamento in cielo ammonta a poco più di 1.3 secondi d'arco all'anno, un valore certamente dello stesso ordine di grandezza del potere risolutivo dei telescopi amatoriali, ma pur sempre corrispondente alla dimensione di una proverbiale moneta da 1 euro vista alla distanza di oltre 3.5 km. Ad ogni modo, per quanto il suo percorso apparente possa essere piccolo in termini assoluti, Sirio ne ha fatta di strada in milioni di anni! Durante il suo cammino si sposterà sempre più in basso in declinazione, passando alla minima distanza di 7.8 anni luce fra circa 60000 anni, quando brillerà di magnitudo -1.6 (quella attuale è pari a -1.4).

Raffronto tra le dimensioni di Sirio B e quelle della Terra
Sirio è una stella bianca della Sequenza Principale con temperatura superficiale di 9700 °C (quella del Sole è di 5500 °C), con un diametro pari all'85% in più rispetto alla nostra stella e una massa più che doppia; l'età è stimata attorno ai 250 milioni di anni, circa un 20-esimo dell'età del Sistema Solare, ma grosso modo equivalente al tempo che impiega il Sole a compiere una rivoluzione completa attorno alla Galassia. Da notare che ruota su se stessa in meno di 17 ore: questo è un indizio abbastanza palese che non può essere dotata di un sistema planetario vero e proprio, altrimenti il suo momento angolare sarebbe stato in gran parte trasferito sui pianeti e la stella ruoterebbe in un periodo più lungo, esattamente com'è avvenuto per il Sole (anche se la nostra stella è di fatto molto più vecchia). Possiede però una compagna, Sirio B, una nana bianca con temperatura superficiale di 25.000 gradi che le gira attorno in 50 anni su un'orbita molto eccentrica. L'esistenza della compagna era già stata postulata nel 1844 da Bessel, in quale aveva notato che il moto proprio di Sirio era irregolare, come se un oggetto di una massa solare lo perturbasse; ipotizzò quindi che la stella fosse doppia e la conferma di ciò avvenne nel 1862 quando l'astronomo e costruttore di telescopi A. Clark, con un rifrattore da 47 cm, scoprì a ridosso dell'astro principale una debole stellina di nona grandezza. Questa ha raggiunto la minima separazione dalla principale nel 1994, quando si trovava ad appena 2.5" da Sirio A. Oggi, mentre scriviamo queste righe (2011), la distanza è di circa 9", ma è comunque molto difficile riuscire a scorgerla in telescopi amatoriali, essendo 10000 volte più debole della principale (bisognerebbe impiegare un oculare adattato allo scopo, ossia in grado di occultare, tramite un piccolissimo disco opaco collocato nel piano focale, il bagliore della principale). L'immagine seguente (vedi) mostra l'orbita prospettica di Sirio B dal 1990 al 2040.

Un panorama illuminato dal Sole (in alto) e uno ipotetico inondato dalla luce accecante di Sirio
Se Sirio A e B sono dunque fisicamente legati significa che hanno la stessa età e il fatto che siano tra loro così diversi non può essere imputabile se non alla diversa evoluzione che hanno avuto nel corso della loro esistenza. In particolare Sirio B, che come nana bianca è transitata attraverso tutte le tappe evolutive, si suppone che sia stata, in passato, molto massiccia, almeno 4 masse solari e che i potenti venti stellari cui è andata soggetta durante gli ultimi sussulti della sua vita l'abbiano poi spogliata dei 3/4 della massa. Ma la fase di nana bianca, com'è noto, è preceduta da quella di gigante rossa, per cui deve esserci stato un tempo in cui non solo sarebbe stata Sirio B a offuscare Sirio A con un bagliore rosso vivo, ma addirittura la sua luminosità avrebbe superato quella di Venere! Ma quanto tempo fa sarebbe accaduto tutto questo? Sarà opportuno ricordare che grandi osservatori del passato, fra i quali Tolomeo, l'autore dell'Almagesto, parlavano effettivamente di Sirio come di una stella rossa e non bianca e che a complicare le cose si è messo il ritrovamento di un manoscritto medioevale risalente all'VIII secolo nel quale a Sirio veniva attribuito il nome di Rubeola o Robeola, cioè "rosseggiante". E' dunque possibile che Sirio abbia repentinamente mutato il colore in soli 1400 anni, un tempo brevissimo in termini astronomici? Gli astronomi sono evidentemente molto scettici, ma ciò nonostante tutto questo ha dato adito a una lunga serie di controversie, al giorno d'oggi tutt'altro che sopite (1).
Torniamo un momento a Sirio A. Trattandosi di una stella bianca ha una correzione bolometrica pressoché nulla, ossia la magnitudo non si riferisce a una regione particolare dello spettro; conoscendo accuratamente la distanza della stella — essendo vicina si può determinare per via trigonometrica — si può facilmente risalire alla luminosità intrinseca assoluta che è risultata di +1.4, ossia 22 o 23 volte maggiore di quella del Sole. Abbiamo sopra accennato all'improbabilità di un complesso sistema planetario in orbita attorno alla stella, ma potremmo pur sempre immaginare un singolo e piccolo pianeta terrestre simile al nostro; questo dovrebbe però trovarsi a quasi 5 unità astronomiche per ricevere lo stesso apporto energetico cui siamo abituati (e non finire arrostito come Mercurio!); siamo sempre nel campo delle ipotesi un po' fantasiose, dal momento che un pianeta terrestre potrebbe essere fortemente perturbato da Sirio B, col rischio di venire col tempo confinato su un'orbita fortemente instabile ed essere infine espulso dal sistema. Ma indipendentemente da ciò, come apparirebbero i paesaggi a un abitante di questo presunto pianeta? Con una tonalità di illuminazione simile a quella prodotta dalle spotlight degli studi televisivi e con le ombre molto più nette, considerato che l'astro diurno sottenderebbe in cielo un arco di appena 11 primi, vale a dire sì e no 1/3 del nostro Sole. Il visitatore può a questo punto divertirsi a fantasticare, immaginando un tranquillo paesaggio dolomitico inondato dalla bianca luce di Sirio... Oppure, forse più eccidante per noi astrofili è immaginare di guardare il cielo notturno da un presunto pianeta in orbita attorno alla stella. Come abbiamo sopra accennato, Sirio è una delle stelle più vicine a noi, tant'è che se ci spostassimo là vedremmo le costellazioni a noi familiari solo leggermente deformate. La → figura seguente, ottenuta col software Celestia, mostra la posizione del Sole, di 2ª grandezza, nella costellazione di Ercole, subito a NW dell'Aquila. Come si può notare, l'asterismo principale della costellazione è ancora ben riconoscibile.

(1) C'è ad esempio chi suppone che vi sia stato un scambio d'identità stellare e che il termine Rubeola si riferisse in realtà ad Arturo; se questo fosse vero si tratterebbe senza dubbio di un madornale errore di traduzione dagli antichi testi, poiché Alfa Bootis si trova da tutt'altra parte!

Da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Febbraio '97, Aprile '01, Febbraio '05, Marzo '7 e Febbraio '11)

CANE MAGGIORE