risi dell'Astronomia Amatoriale
(Inchiesta del mensile Coelum, Marzo 2010, con aggiornamenti)
COELUM:

Cosa accade all'astronomia amatoriale?

E' avvertita da molti la sensazione che l'astronomia amatoriale stia attraversando un'irreversibile crisi di motivazioni e di ricambio generazionale. In un nostro editoriale di parecchi anni fa cercammo di individuare le ragioni di tale presunta disaffezione, trovandone alcune possibili ragioni:
1) sociali: il quotidiano di ognuno si è spezzettato in una serie sempre più fitta di impegni e di svaghi, incompatibili con i tempi distesi che ogni autentica passione reclama per sé.
2) tecnologiche:
• l'avvento di internet, che da inarrivabile strumento di supporto è divenuto per molti soltanto un richiamo verso un cielo del tutto virtuale; per di più costringendo l'amatore ad un confronto del proprio operato — avvertito quasi sempre come perdente — in un contesto ormai planetario e non legato ad una più rassicurante competizione "locale".
• il progresso scientifico, che per quanto possibile ci ha mostrato l'universo com'è, privando il cielo del suo "mistero" e il dilettante del piacere dell'osservazione "elitaria" e "soggettiva";
3) psicologiche: "tutto è già stato fatto, e per quanto m'impegni qualcuno lo ha fatto meglio di me".
4) Ambientali: un tempo, anche da grandi città, era possibile montare un piccolo strumento sul balcone di casa e godersi il cielo. Oggi a causa dell'inquinamento luminoso è necessario spostarsi, programmare le uscite... tutto molto complicato. Qual è il tuo parere in merito? Hai anche tu le stesse percezioni? E se sì, consideri tutto ciò una inevitabile trasformazione o l'inizio di un reflusso definitivo? E per ultimo: come dovrebbe cambiare una rivista di astronomia per adeguarsi ad un cambiamento così radicale?

RISPOSTA:

Il problema dell'astronomia amatoriale (che per questioni affettive continuo a chiamare col termine forse desueto di "astrofilia") è talmente vasto che è difficile liquidarlo in poche righe. Mentre, infatti, la ricerca scientifica a livello professionale richiede degli standard molto rigidi e precisi, nell'astrofilia questo chiaramente non c'è: si va infatti dal semplice curioso del cielo, che si limita a fare del turismo stellare con un binocolo a tempo perso, nonché per meri scopi contemplativi, all'amatore impegnato che con la propria strumentazione esegue veri e propri lavori di elevate prestazioni che sino a un paio di decenni fa erano appannaggio esclusivo degli osservatori professionali. Basti pensare, al riguardo, alla ricerca di supernovae tramite strumentazione automatizzata o alla registrazione dei transiti dei pianeti extrasolari.
Molti, specialmente i più anziani come me, si potranno a questo punto domandare: ma dov'è finito il vero "amore per gli astri" (tale è infatti il significato etimologico di "astrofilia") quando un computer svolge tutto il lavoro per conto nostro, mentre noi ce ne stiamo tranquillamente a dormire o a divertici altrove?
Secondo me è una domanda che al giorno d'oggi non ha più molto senso porsi se guardiamo in faccia la realtà. Per comprendere come la penso possiamo considerare un'analogia. Le statistiche affermano che oltre l'80% degli Italiani — la stragrande maggioranza, quindi — legge pochissimo e assume le principali informazioni dai due colossi che rappresentano i media per antonomasia, vale a dire la TV e Internet, ove è possibile reperire praticamente di tutto. In altri termini, è possibile tenersi costantemente informati e apprendere ogni sorta di tecnicismi anche senza disporre di materiale cartaceo (libri, manuali, dispense universitarie e quant'altro). In modo del tutto analogo, i vari software di simulazione astronomica o altri sofisticati programmi astronomici fanno sì che per un neofita non è più necessario, come in passato, studiare le costellazioni direttamente sul campo — muniti di atlante cartaceo e torcia rossa — o effettuare manualmente la collimazione di un telescopio; e d'altra parte, un amatore strettamente tecnologico può acquisire le stesse cognizioni e sentirsi egualmente appagato. Lo stesso vale anche per il semplice curioso del cielo, se la sua sensibilità gli fa preferire il "virtuale" al posto del "reale".
E' un po' come se uno studiasse approfonditamente tutti gli aspetti melodici e contrappuntistici di una fuga di Bach senza averla mai ascoltata. Ostentando magari un certa disinvoltura nell'argomentare, persino un musicista esperto potrebbe essere tratto in inganno e non capire se il suo interlocutore parla per sentito dire o perché ha effettivamente ascoltato la composizione. È chiaro che tutto questo costituisce un aspetto non proprio condivisibile dal mio punto di vista, soprattutto per quanto concerne l'astronomia: sono sempre rimasto un visualista puro, che ama puntare manualmente il proprio strumento – senza encoder o altre diavolerie – e guardare coi propri occhi direttamente nell'oculare; ma non posso, né intendo stigmatizzare chi concepisce quest'hobby in modo anche totalmente astratto.
Quando poi a coloro che si allontanano dall'astrofilia per le altre argomentazioni sommariamente riportate nell'inchiesta, la considerazione che posso fare è una sola: evidentemente non si tratta di vero amore per le stelle! L'astrofilia NON DEVE essere mirata alla scoperta, altrimenti rischia di perdere il suo fascino. L'eventuale scoperta è una gratificazione supplementare alla propria passione. Avrei forse speso notti e notti, privandomi di tante ore di sonno, registrando decine di migliaia di osservazioni al solo scopo di scoprire due supernovae? Sarebbe assurdo! Se sono ormai più di 10 anni che ho abbandonato questa ricerca è perché si è trattato di un esperimento indubbiamente interessante, ma che rischiava di distogliermi dalla mia vera passione: l'osservazione visuale di oggetti sempre più deboli. Questo ha per me un semplice scopo (anche se indubbiamente fine a se stesso): mettere a severa prova la mia abilità nel sondare sempre più in profondità il meraviglioso cosmo che ci circonda. Ecco perché dopo quasi 40 anni di attività e raggiunto oramai l'età della pensione ho deciso di regalarmi un bel telescopio da 28". E sino a quando godrò di buona salute e non mi mancheranno le energie, l'osservazione visuale rimarrà sempre la mia grande passione.
Per quanto concerne l'ultima questione, ossia su come dovrebbe cambiare una rivista di astronomia per tenere il passo coi tempi moderni c'è poco da aggiungere. Dato che molto probabilmente il cartaceo non riuscirà mai a essere soppiantato in tutto per tutto digitale, se siamo abituati alla lettura come mezzo di assoluto relax, una rivista astronomica dovrà mantenere sempre più spazi per notizie flash, essere sempre corredata di immagini riguardanti le ultime scoperte e soprattutto riportare, alla fine di ogni articolo o recensione, tutti gli indirizzi web necessari per ulteriori e maggiori approfondimenti online sugli argomenti trattati.

La rivista Coelum è consultabile al seguente ⇒ link.

INIZIO PAGINA