M40

Il campo di 1° mostra stelline sino alla 12-esima.
Non tutti gli oggetti Messier si riferiscono a oggetti celesti ben definiti. Uno degli esempi più noti è M73 in Acquario, che non è altro che un piccolo asterismo di quattro stelline, probabilmente senza alcuna correlazione fra loro; sebbene classificato come ammasso aperto nell'NGC del Dreyer non appartiene in realtà a nessuna delle classi comunemente note. E tuttavia questo non costituisce un caso singolo.
Nel suo Prodromus Astronomiae pubblicato nel 1660, Johannes Hevelius riportò l'osservazione di una presunta supra tergum nebulosa, ossia di una nebulosa sopra il dorso dell'Orsa Maggiore. Più di 100 anni dopo, Messier, scandagliando la zona nei pressi della posizione assegnatale, non riuscì comunque a trovare null'altro che una coppia di stelle di nona grandezza che definì «difficili da osservare in un ordinario telescopio da 6 piedi». È senz'altro possibile che osservando in un rifrattore a lente singola e magari un po' difettoso Hevelius abbia potuto confondere questa coppia con qualcos'altro, sebbene il celebre astronomo di Danzica avesse contribuito in modo significativo al miglioramento del cannocchiale galileiano riducendone l'aberrazione sferica.
Bode parlava di «due piccole stelle nebulose», più o meno come l'Ammiraglio Smyth, il quale riportava l'osservazione di una vera e propria doppia con componenti orientate da NE a SW [in realtà le componenti sono disposte quasi esattamente in direzione E-W]; «questa coppia risolta nel mio telescopio» continuava Smith «è probabilmente la stessa riportata da quegli astronomi [Hevelius e Messier]».
Forse meno comprensibile è quello che scriveva Flammarion: «Abbiamo controllato, senza successo, la posizione a Juvisy. Qui non c'è alcuna nebulosa, né ammasso...è difficile capire cos'abbia inteso Hevelius per "nebulose"; qui si vedono solo 2 stelle di 8ª separate da 4' accompagnate da un'altra più piccola di 9ª a 3' verso S. È possibile che queste 3 stelle osservate in un vecchio e imperfetto strumento diano la vaga impressione di una tenue nebulosità».

M40 fotografato da Angelo Molinari
È senz'altro vero che l'osservazione di due stelline ravvicinate alla soglia o quasi della visibilità possono essere interpretate dall'occhio come un oggetto singolo di aspetto nebuloso. Ma per mostrare come tale due puntini luminosi distanti 4' l'obbiettivo del telescopio deve essere peggio di un fondo di bottiglia! Oltre tutto Flammarion riportava le 2 componenti di luminosità diversa, contrariamente a quanto affermato da Messier — e a com'è nella realtà, dal momento che la differenza di magnitudo è di soli 3 decimi. Se a questo si aggiunge che la separazione delle 2 stelle è inferiore al primo d'arco e che nessun'altra è presente 3' a S, dobbiamo concludere che Flammarion aveva con tutta probabilità osservato qualcos'altro.
Nonostante tutto ciò, a questa misteriosa coppia è stato attribuito il nome M40 e venendo quindi ad appartenere all'entourage degli oggetti Messier può costituire un'attrattiva sia per l'osservatore saltuario sia per quello abituale; se non altro è un valido un incentivo per colmare una presunta lacuna costituita dal tassello mancante del Catalogo.
M40 è dunque formato da 2 stelle bianche di magnitudini 9,0 e 9,3 e separate da una 50-ina di secondi (1991) in angolo di posizione 85°. Lo spettro della stella principale è G0 e assumendo che faccia parte della sequenza principale dovrebbe essere più o meno luminosa come il Sole; ciò permette, in base alla sua magnitudo apparente, di effettuare una stima della sua distanza, che potrebbe essere di circa 300 anni luce. Ma si tratta quasi certamente di una doppia ottica, non legata gravitazionalmente. La si può facilmente identificare in un piccolo rifrattore acromatico o in un binocolo 20x80; la potete trovare osservando 17' NE di 70 UMa, una stella aranciata di sesta magnitudo situata un grado nord-est di Delta.
Secondo John Mallas la scoperta ufficiale della coppia va attribuita all'astronomo tedesco Friedrich August Theodor Winnecke dell'osservatorio di Pulkovo nel 1863. Per questo motivo oltre che col nome classico è altresì nota come Winnecke 4.

Da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Ottobre 1998)

ORSA MAGGIORE