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La cometa C/2022 E3 ZTF si allontana 

La cometa ripresa da Michael Jaeger di Martinsberg (Austria) il 12 gennaio 2023
Scoperta il 2 marzo 2022, praticamente un anno fa, e passata alla minima distanza dalla Terra lo scorso 1° febbraio, la ZTF (Zwicky Transient Facility) sta per terminare il suo exploit con l'arrivo della primavera. Molte foto di amatori egregiamente rielaborate hanno fatto tornare in mente i bei tempi della Hyakutake e soprattutto della Hale Bopp (anche quest'ultima era stata infatti visibile per molti mesi). Tuttavia, a essere onesti, l'oggetto era ben lontano dai canoni di ciò che si può definire "una grande cometa". Era difficilmente visibile a occhio nudo e solo in un telescopio presentava dettagli apprezzabili.
Ad ogni modo chi non intende abbandonarla potrà ancora osservarla durante la sua corsa che si svolgerà quasi completamente nell’Eridano, a parte i primi due giorni di marzo quando sarà posizionata nella parte meridionale del Toro. Converrà cercarla non appena fa buio, inizialmente ancora abbastanza alta sull’orizzonte, ma purtroppo si abbasserà sempre di più. All'inizio di marzo la sua luminosità dovrebbe aggirarsi attorno alla 8ª magnitudine, rendendola ancora un bersaglio relativamente facile per modesti strumenti, mentre a fine mese non dovrebbe essere più brillante della 10ª. In quel periodo dovremo oramai salutarla in quanto sarà sempre più bassa e debole
Forniamo qui una ⇒ cartina adattata dal planetario virtuale Perseus col percorso della cometa sino alla fine di marzo (le stelle sono riportate sino alla 8ª grandezza). Se desiderate la posizione precisa cliccate ⇒ qui e tramite il pulsante in alto a sinistra impostate la data e l'ora.

Congiunzione Venere-Giove 
Nei primi giorni del mese Venere e Giove brillano nel cielo serale ancora chiaro per le luci del tramonto. Il primo, che va allontanandosi dal Sole è animato da un più veloce moto diretto rispetto al secondo, che tende invece a calare inesorabilmente nell'intenso bagliore del crepuscolo. I due pianeti sono protagonisti di una spettacolare congiunzione reciproca il giorno 2, quando la distanza che li separa è di soli 32'; la migliore configurazione osservabile si realizza però nelle ore serali, con Venere che nel frattempo si è spostato 43' a nord di Giove.
L'immagine pubblicata, ottenuta con lo Stellarium, mostra la situazione il 2 marzo alle 18:45 per la latitudine del Nord Italia (→ vedi). L'oggetto più brillante è ovviamente Venere. In alto a destra potete notare la α Andromedae di 2ª grandezza.

Una planetaria scoperta da astrofili 

(© Steven Bellavia)
Non sarà facile reperire immagini di quest'oggetto, dal momento che si tratta di una scoperta abbastanza recente a opera dagli astrofili Xavier Strottner e Marcel Drechsler nella costellazione del Toro. L'astrofilo francese Strottner ha stilato un catalogo (St) contenente 67 nebulose planetarie, mentre l'astrofilo tedesco Drechsler ne ha elencate 37 nel suo personale (Dr). Assieme al veterano della California Dana Patchick, il gruppo di astronomi hanno scoperta questa nebulosa utilizzando i dati multi-lunghezza d'onda dell'Aladin Sky Atlas. Costoro hanno già collezionato una 30-ina di planetarie nel catalogo congiunto denominato (St-Dr), di cui 4 sono state confermate, mentre le rimanenti attendono conferma da ulteriori osservazioni dei loro spettri.
Peter Goodhew, un astrofilo londinese che opera tramite un telescopio remoto in Spagna, ha ripreso la prima immagine di of St-Dr-1 con più di 16 ore di esposizione. L'autore dell'immagine pubblicata ha utilizzato un telescopio da 114 mm aperto a F/4 in parte autocostruito e modificato per questo tipo di ricerca.
E' bello sapere che astrofili seri e motivati continuano a fare scoperte, e che queste possono essere confermate anche con strumentazione modesta!

Un asteroide potenzialmente pericoloso 

© Coelum
L'asteroide 2006 QV89 in questi primi mesi del 2019 ha attratto periodicamente l'attenzione dei media perché, come riportato dal sistema di monitoraggio Sentry della NASA, esiste una probabilità — seppure molto bassa e pari a 1 su 8300 — che possa collidere con la Terra nel periodo 2019-2117. In particolare, il prossimo flyby con la Terra è previsto attorno al 9 settembre di quest'anno, ed è su questa data che si è focalizzata l'attenzione dei media, che hanno attribuito la probabilità di collisione cumulativa a quest'unico giorno. Per certi aspetti il caso di 2006 QV89 è simile a quello dell'asteroide 2012 TC4. Cerchiamo di capire come stanno davvero le cose e se 2006 QV89 costituisce un reale pericolo per la Terra.
2006 QV89 è un piccolo asteroide di circa 30 metri di diametro scoperto il 29 agosto 2006 dalla Catalina Sky Survey, il programma di monitoraggio dei NEA del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università di Tucson (Arizona). Al momento della scoperta l'asteroide aveva una magnitudine apparente di +18.9, un oggetto debole quindi, ma non particolarmente difficile per i telescopi al suolo. Dalla determinazione dell'orbita eliocentrica sappiamo che 2006 QV89 si muove su un'orbita moderatamente ellittica, che giace su un piano a bassissima inclinazione sull'Eclittica (poco più di 1 grado), con semiasse maggiore di 1,192 UA e che impiega 475 giorni per una rivoluzione completa. Si tratta di un oggetto di tipo "Apollo", con orbita quasi del tutto esterna a quella della Terra.
Nella stessa circolare che ne annunciava la scoperta assieme agli elementi orbitali, è riportata anche la cosiddetta MOID (Minimum Orbit Intersection Distance), ossia la minima distanza possibile fra le orbite della Terra e dell'asteroide. Nel caso di 2006 QV89 si ha MOID pari a circa 15.000 km. Questo asteroide può passare davvero molto vicino alla Terra se i due corpi celesti si trovano contemporaneamente al nodo discendente dell'orbita di 2006 QV89. Nel caso improbabile di collisione, considerato il piccolo diametro, l'asteroide probabilmente si frammenterebbe durante il passaggio in atmosfera e al suolo arriverebbero solo grossi frammenti, ciascuno con una massa di decine o centinaia di kg.

Il 30 giugno è da qualche anno l'Asteroid Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema degli asteroidi pericolosi. 2006 QV89 rientra tra questi, e sicuramente si approfitterà del prossimo passaggio di settembre per studiarne meglio l'orbita, ma il rischio di un reale impatto è praticamente nullo — Tratto dal mensile COELUM

I pianeti posso realmente foggiare il nostro destino 
Come sarà quasi certamente capitato a ogni astrofilo, anch'io ho dovuto sperimentare più di una volta la seccatura di essere definito "astrologo". E pazientemente cerco sempre di spiegare che l'astronomia è lo studio dell'Universo, mentre l'astrologia è la pretesa che questo Universo abbia il controllo della nostra vita. Limitandoci al caso del Sistema Solare sappiamo che in realtà non c'è alcun motivo per cui la posizione dei pianeti alla nostra nascita debba influenzare il corso della nostra esistenza. Tuttavia — e questo non ha nulla a che vedere con l'astrologia — pare assodato che il moto dei pianeti abbia fortemente influenzato la storia dell'uomo.
Per parecchi milioni di anni i cambiamenti climatici in Africa hanno ripetutamente foggiato l'evoluzione umana; queste variazioni climatiche, dovute all'influenza non solo della Luna, ma anche dei pianeti giganti Giove e Saturno, sono legate a complesse serie di oscillazioni ritmiche, sia dell'orbita terrestre, sia della rotazione terrestre attorno al proprio asse. Alcuni aspetti importanti e innovativi dell'evoluzione come la postura eretta, l'utilizzo del fuoco (siamo gli unici viventi riusciti a produrre e addomesticare il fuoco per una molteplicità di scopi) e l'aumento di dimensioni del cervello rispetto agli altri primati sembrano legati a rapide alterazioni climatiche occorse in un lontano passato. Grazie a queste si sono potute sviluppare la scienza e la tecnologia che hanno permesso all'uomo di scoprire la sua lunga storia.
Oggi, ironia della sorte, è proprio la tecnologia sviluppatasi grazie ai cambiamenti climatici a minacciare la nostra esistenza: difficile quantizzare in quale misura (variazioni climatiche avvengono comunque e indipendentemente dall'attività umana); ma sicuramente non stiamo aiutando la natura a proteggerci al meglio. È ovvio che se l'astrologia non può certo darci una mano, l'astronomia può invece farlo. Allargando l'ambito delle nostre conoscenze e sfruttando l'immensa capacità di adattamento dell'uomo, è possibile puntare sull'esplorazione planetaria per meglio capire il nostro clima ed essere quindi in grado di reagire in modo efficace alle sfide si presentano oggi e forse ancora più in futuro.

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