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Eclissi di Luna 

La Luna in eclissi (Fanpage)
Domenica 7 settembre i cieli d’Italia saranno impreziositi da una eclissi lunare totale. Il satellite, nel nord Italia, sorgerà poco prima delle 20h (attorno alle 19:30 nel Sud Italia), ma sorgerà già in eclissi, dal momento che i primi contatti si verificheranno quando la Luna è ancora sotto l'orizzonte est. Un buon binocolo, meglio se ancorato a uno stativo, sarà lo strumento ideale per seguirla. Il picco massimo dell'evento verrà toccato attorno alle 20:15, col nostro satellite ancora molto basso sull'orizzonte. Ma sarà poi possibile seguirne tutta la fase evolutiva sino alla conclusione prevista pochi minuti prima delle 23:00, ossia quando il nostro satellite sarà totalmente riemerso dalla penombra. La durata complessiva dell'eclissi sarà di circa 5 ore e mezza.
Per i neofiti ricordiamo che, durante un'eclissi totale, la Terra s'interpone tra il Sole e la Luna, proiettando la sua ombra sul nostro satellite. Tuttavia, la luce solare, attraversando l'atmosfera terrestre, non si estingue del tutto, in quanto viene da questa diffusa e filtrata, assumendo la tipica e bellissima tonalità rosso-arancio. Si tratta dello stesso fenomeno che colora di rosso i nostri tramonti.

La cometa Lemmon (C/2025 A6) 

La cometa Lemmon (© Dan-Bartlett, 25 agosto)
Si tratta di una cometa che da inizio agosto sta diventando rapidamente più luminosa e ora brilla con una magnitudine di circa 10.5. Quando è stata scoperta durante il Mount Lemmon Survey lo scorso gennaio, inizialmente si pensava fosse un asteroide debole. Successivamente, le immagini pre-scoperta hanno tuttavia rivelato una piccola chioma, identificandola come una cometa. All'inizio di agosto, dopo che la Lemmon è emersa dal bagliore solare all'alba, era un debole puntino di magnitudine 14. Ma alla fine del mese ha rapidamente raggiunto la magnitudine 11.
Una prima previsione indicava che la luminosità massima della cometa sarebbe stata di circa 10ª grancezza alla fine di ottobre. Ma stime più recenti, basate su osservazioni effettuate in agosto, sono molto più ottimistiche, con l'oggetto che potrebbe raggiungere una luminosità di magnitudo 4.5 nello stesso periodo. Ciò renderebbe la cometa Lemmon visibile ad occhio nudo da un cielo buio e senza luna e facilmente individuabile con un binocolo.
Al momento si trova nella parte settentrionale della costellazione della Lince. Dopo una breve permanenza nella costellazione del Leone Minore all'inizio di ottobre, questo veloce oggetto sfiorerà la costellazione dell'Orsa Maggiore e diventerà per breve tempo un circumpolare per gli osservatori del nord Europa. Accelerando sempre più mentre si avvicina al Sole, la cometa passerà a meno di un grado dalla doppia Cor Caroli (Alfa CVn) il 16 ottobre. In quel momento, potrebbe diventare di 5ª e sfrecciare verso sud-est a 4 gradi per notte! Per fortuna, la Luna sarà una falce calante e non rovinerà la nostra vista in qesto momento.
Continuando a diventare più luminosa, la cometa Lemmon dovrebbe raggiungere il picco di magnitudine 4.5 durante la terza settimana di ottobre, proprio nel momento in cui si immergerà nel bagliore rosato dell'alba. Ma anche se scomparirà dal cielo mattutino, l'alta declinazione nord dell'oggetto gli consentirà di essere visibile al tramonto da metà ottobre fino alla seconda settimana di novembre.
Gli appassionati potranno seguirla a ovest al calar della notte, mentre la cometa attraversa rapidamente le costellazioni di Boote, Serpens e Ofiuco senza interferenze lunari fino alla fine del mese. Le condizioni di osservazione sono favorevoli. Il massimo avvicinamento della C/2025 A6 alla Terra (90 milioni di km) avverrà il 21 ottobre, meno di tre settimane prima del perielio della cometa, previsto per l'8 novembre.
La cartina pubblicata (⇒ vedi) è tratta dal sito di Sky and Telescope

La cometa C/2023 A3 

Credit: AlexL1024, via Wikimedia Commons
Siamo oramai vicini al momento della verità per la cometa C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS), ribattezzata "cometa del secolo" per via delle grandi aspettative che circondano la sua luminosità che potrebbe raggiungere nei nostri cieli. La cometa è prossima al perielio, che avverrà il prossimo 27 settembre quando passerà a soli 58 milioni di km dalla nostra stella, pari alla distanza media di Mercurio dal Sole. Tuttavia, com'è noto, il passaggio al perielio rappresenta lo spartiacque nella vita di questo oggetto ghiacciato proveniente dalle fredde periferie del Sistema Solare, nel senso che potrebbe frantumarsi in un nugolo di frammenti. Ma nel caso in cui invece l'oggetto dovesse sopravvivere all'incontro ravvicinato col Sole, allora ci sarebbero ottime possibilità che divenga realmente la cometa del secolo.
Questa cometa è attualmente visibile solo dall'emisfero australe, poco prima del tramonto, mentre diventerà visibile nei nostri cieli intorno al 10 ottobre, pochi giorni prima del momento di massimo avvicinamento alla Terra previsto per il 12 ottobre, a circa 70 milioni di km dal nostro pianeta. Se, come tutti ci auguriamo, la cometa dovesse restare intatta potremmo assistere a uno spettacolo indimenticabile al tramonto, con l'astro chiomato ben visibile a occhio nudo verso ovest.

Un oggetto interstellare 

Credit: Hubble Space Telescope
Stiamo parlando di una cometa le cui osservazioni hanno rivelato un nucleo di aspetto stellare, una chioma molto diffusa e un accenno di coda. Il tutto farebbe pensare a una storia antica. Inoltre, alcune missioni potrebbero continuare a osservare la cometa interstellare anche quando si nasconderà dietro il Sole.
I telescopi situati sia sul suolo, sia in orbita attorno alla Terra hanno puntato gli occhi sul terzo oggetto interstellare mai osservato all'interno del nostro Sistema Solare, la cometa 3I/ATLAS. Telescopi come l'Osservatorio Vera C. Rubin da 8.4 metri, il Very Large Telescope e il telescopio Gemini South hanno già dedicato del tempo a questo misterioso oggetto. Proprio la scorsa settimana, si è unito anche il telescopio spaziale Hubble (potete visualizzare la breve sequenza ripresa lo scorso 21 luglio a questo indirizzo, nel quale la cometa appare molto bella e gonfia (tutti i puntini disseminati nell'immagine sono artefatti prodotti dai raggi cosmici). Anche il telescopio spaziale James Webb dovrebbe eseguire le stesse operazioni nei prossimi giorni.

Due novae galattiche 

(© Sky & Telescope)
Le nove visibili ad occhio nudo sono rare, ma due di esse che si verificano contemporaneamente sono estremamente rare, anche se purtroppo stiamo parlando di un paio di eventi occorsi nell'emisfero meridionale.
Appena un paio di settimane dopo che la nova Lupi è venuta alla luce, John Seach, dall'Australia, ha catturato una seconda "nuova stella" nelle Vele il 25 giugno con la sua fotocamera digitale. Ricordiamo che la nova Lupi era stata scoperta lo scorso 12 giugno e ha raggiunto il suo picco di luminosità il 18, praticamente durante il solstizio estivo. La sua esplosione ha reso la stella temporaneamente luminosa, attirando l'attenzione della comunità astronomica internazionale, avendo raggiunto la magnitudo 5.7.
La Nova Velorum (V572 Velorum) sembra aver raggiunto il picco intorno alla 4.9 magnitudine il 26-28 giugno e sta attualmente svanendo, dal momento che, all'inizio di luglio, brilla nell'intervallo di magnitudine 5.7-6.0. Per i fortunati osservatori situati ai tropici e nell'emisfero australe, entrambe le novae sono ancora visibili senza l'ausilio di strumenti ottici da una postazione col cielo scuro.
Riportiamo, solo per curiosità, l'immagine ottenuta con lo Stellarium della seconda delle novae, ancora relativamente brillante (vedi).

La vita sulle lune di Giove 

(fonte: NASA/JPL-Caltech/SETI Institute)
Esiste una piccola possibilità che, alla morte del Sole tra 4.5 miliardi di anni, la vita possa trovare rifugio sulle lune ghiacciate di Giove: secondo i calcoli dello studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ciò potrebbe avvenire quando la nostra stella si sarà trasformata in una gigante rossa, ossia si sarà espansa inghiottendo i quattro pianeti rocciosi interni. La zona abitabile potrebbe allora estendersi fino a raggiungere il gigante gassoso e i suoi satelliti. Questi ultimi riceverebbero così abbastanza calore da far sublimare il ghiaccio e dare origine a una tenue atmosfera di vapore acqueo sufficiente a supportare la vita. Da tempo l'attenzione dei planetologi si è concentrata su Europa, il satellite gioviano poco più piccolo della nostra Luna, che nasconderebbe sotto la crosta ghiacciata un oceano di acqua liquida, probabilmente salata come i nostri oceani.
La tenue atmosfera così creata potrebbe persistere fino a 200 milioni di anni. Si tratta di un arco di tempo estremamente ristretto se confrontato con quello che la vita ha avuto a disposizione sulla Terra, ma potrebbe ugualmente consentire ad alcuni organismi di prolungare la loro permanenza all'interno del Sistema Solare.
Adattato da una notizia ANSA

Polvere di Luna 

(fonte: NASA)
Il regolite presente sulla Luna è meno tossico dell'inquinamento atmosferico delle nostre città: respirarlo può comunque provocare irritazione delle vie aree, proprio come era stato testimoniato da diversi astronauti delle missioni Apollo. Lo dimostra lo studio su cellule polmonari umane, condotto nei laboratori dell'Università di Tecnologia di Sydney in Australia. I risultati, pubblicati sulla rivista Life Sciences in Space Research, ridimensionano così le preoccupazioni per la salute dei futuri esploratori che parteciperanno alle missioni del programma Artemis nell'intento di stabilire una presenza umana a lungo termine sulla Luna. «Probabilmente, se l'esposizione alla polvere lunare si verificasse ai livelli tipici dell'inquinamento atmosferico sulla Terra, gli effetti sulla salute sarebbero minimi», sottolineano i ricercatori guidati da Michaela B. Smith. Nei loro esperimenti hanno utilizzato cellule umane prelevate dai bronchi e dagli alveoli polmonari per valutare le conseguenze dell'esposizione ai più recenti preparati che simulano il regolite lunare. Gli effetti sono stati poi messi a confronto con quelli provocati dall'esposizione al particolato atmosferico raccolto in una strada trafficata di Sydney.
I risultati dimostrano che la polvere lunare, tagliente e abrasiva, può agire come un irritante fisico, ma non causa i gravi danni cellulari o l'infiammazione scatenati dallo smog. «È importante distinguere tra un irritante fisico e una sostanza altamente tossica», spiega Smith. «Quando gli astronauti dell'Apollo rientravano nel modulo di atterraggio, la polvere sottile che si era attaccata alle loro tute spaziali si disperdeva nell'aria della cabina e veniva inalata, causando problemi respiratori, starnuti e irritazione oculare. Qualsiasi polvere, se inalata, provoca starnuti, tosse e una certa irritazione fisica, ma non è altamente tossica come la silice, che causa la silicosi dopo dieci anni in un cantiere. Sicuramente non si verificherà una situazione del genere».
Notizia ANSA

Una galassia ... senza stelle 

(Immagine pubblicata da Sky & Telescope)
Gli astronomi hanno individuato qualcosa di veramente bizzarro: una galassia che sembra costituita unicamente da gas!
La galassia, denominata J0613+52 è stata individuata in base a una survey sulla distribuzione di idrogeno neutro in circa 350 deboli oggetti diffusi denominati "galassie a bassa luminanza superficiale". Queste galassie sono almeno una magnitudine più deboli del naturale chiarore ambientale del cielo notturno. Di fatto contengono pochissime stelle che le rendono veramente difficili da scoprire coi telescopio operanti in luce visibile; per questo motivo gli astronomi vanno alla ricerca dei deboli bagliori del gas tramite radiotelescopi.
Questa galassia oscura è situata a una distanza di 270 milioni di km nella dell'Auriga (subito a nord del pentagono caratteristico di questa costellazione) e se fosse osservata visualmente a una distanza ravvicinata apparirebbe in cielo come una chiazza vuota senza alcuna struttura. Eppure contiene una quantità d'idrogeno equivalente a oltre un miliardo di stelle che sembra ruotare in modo ordinato, come se si trattasse di una comune galassia spirale.
L'illustrazione pubblicata mostra la galassia nei falsi colori che ne indicano la rotazione (la parte rossa è ovviamente quella in allontanamento, quella blu in avvicinamento) ed è stata ottenuta utilizzando il campo stellare ottenuto da una lastra POSS-II dello Space Telescope Science Institute.

Una planetaria scoperta da astrofili 

(© Steven Bellavia)
Non sarà facile reperire immagini di quest'oggetto, dal momento che si tratta di una scoperta abbastanza recente a opera dagli astrofili Xavier Strottner e Marcel Drechsler nella costellazione del Toro. L'astrofilo francese Strottner ha stilato un catalogo (St) contenente 67 nebulose planetarie, mentre l'astrofilo tedesco Drechsler ne ha elencate 37 nel suo personale (Dr). Assieme al veterano della California Dana Patchick, il gruppo di astronomi hanno scoperta questa nebulosa utilizzando i dati multi-lunghezza d'onda dell'Aladin Sky Atlas. Costoro hanno già collezionato una 30-ina di planetarie nel catalogo congiunto denominato (St-Dr), di cui 4 sono state confermate, mentre le rimanenti attendono conferma da ulteriori osservazioni dei loro spettri.
Peter Goodhew, un astrofilo londinese che opera tramite un telescopio remoto in Spagna, ha ripreso la prima immagine di of St-Dr-1 con più di 16 ore di esposizione. L'autore dell'immagine pubblicata ha utilizzato un telescopio da 114 mm aperto a F/4 in parte autocostruito e modificato per questo tipo di ricerca. E' bello sapere che astrofili seri e motivati continuano a fare scoperte, e che queste possono essere confermate anche con strumentazione modesta!

I pianeti posso realmente foggiare il nostro destino 
Come sarà quasi certamente capitato a ogni astrofilo, anch'io ho dovuto sperimentare più di una volta la seccatura di essere definito "astrologo". E pazientemente cerco sempre di spiegare che l'astronomia è lo studio dell'Universo, mentre l'astrologia è la pretesa che questo Universo abbia il controllo della nostra vita. Limitandoci al caso del Sistema Solare sappiamo che in realtà non c'è alcun motivo per cui la posizione dei pianeti alla nostra nascita debba influenzare il corso della nostra esistenza. Tuttavia — e questo non ha nulla a che vedere con l'astrologia — pare assodato che il moto dei pianeti abbia fortemente influenzato la storia dell'uomo.
Per parecchi milioni di anni i cambiamenti climatici in Africa hanno ripetutamente foggiato l'evoluzione umana; queste variazioni climatiche, dovute all'influenza non solo della Luna, ma anche dei pianeti giganti Giove e Saturno, sono legate a complesse serie di oscillazioni ritmiche, sia dell'orbita terrestre, sia della rotazione terrestre attorno al proprio asse. Alcuni aspetti importanti e innovativi dell'evoluzione come la postura eretta, l'utilizzo del fuoco (siamo gli unici viventi riusciti a produrre e addomesticare il fuoco per una molteplicità di scopi) e l'aumento di dimensioni del cervello rispetto agli altri primati sembrano legati a rapide alterazioni climatiche occorse in un lontano passato. Grazie a queste si sono potute sviluppare la scienza e la tecnologia che hanno permesso all'uomo di scoprire la sua lunga storia.
Oggi, ironia della sorte, è proprio la tecnologia sviluppatasi grazie ai cambiamenti climatici a minacciare la nostra esistenza: difficile quantizzare in quale misura (variazioni climatiche avvengono comunque e indipendentemente dall'attività umana); ma sicuramente non stiamo aiutando la natura a proteggerci al meglio. È ovvio che se l'astrologia non può certo darci una mano, l'astronomia può invece farlo. Allargando l'ambito delle nostre conoscenze e sfruttando l'immensa capacità di adattamento dell'uomo, è possibile puntare sull'esplorazione planetaria per meglio capire il nostro clima ed essere quindi in grado di reagire in modo efficace alle sfide si presentano oggi e forse ancora più in futuro.

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