Andromeda
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Andromeda incatenata nel celebre dipinto di G. Doré
Chi ama la musica lirica concorderà sul fatto che una delle opere in assoluto più belle e suggestive è senza dubbio l'Aida di Giuseppe Verdi. L'affascinante protagonista era figlia del re d'Etiopia e conduceva una misera esistenza come schiava nella superpotenza di allora, l'Egitto. Qui ebbe la disavventura di innamorarsi di un valoroso guerriero egiziano, Radamès, che per sottrarla al vindice furore della rivale, decide di fuggire con lei nel paese dei suoi padri. Purtroppo il piano di fuga è scoperto e sventato dal sommo sacerdote Ramfis e Radamès, tradotto davanti alla corte sacerdotale con l'accusa di alto tradimento, viene così condannato a morte. In un supremo atto d'amore Aida decide di morire assieme all'amante, celandosi furtivamente nella cripta situata sotto l'altare di Ptah, il dio del fuoco, nella quale sta per essere condotto lo sventurato condottiero.
I visitatori, forse meravigliati, si domanderanno che cosa c'entra tutto questo con l'astronomia. La risposta è semplice: nella mitologia greca troviamo le vicende di una figlia del re d'Etiopia, anche se la sorte di questa volge a lieto fine: si chiama Andromeda ed era figlia di Cefeo e della regina Cassiopea. Come la protagonista verdiana era molto bella ed era prigioniera di una rupe alla quale era stata incatenata da Poseidone a causa dell'offesa arrecata alle Nereidi dalla vanitosa regina. L'intento sarebbe stato quello di sacrificarla a un terribile Leviatano, rappresentato dal Cetus, ma Perseo, il nostro Radamès dell'antichità, reduce vittorioso dal paese delle Gorgoni dove aveva decapitato Medusa, avvalendosi della testa mozza di quest'ultima che recava in mano a guisa di trofeo, pietrificò il mostro e liberò dalla scogliera la sua futura sposa.
La prima delle costellazioni del nostro elenco, visibile per la maggior parte dell'anno a causa della sua declinazione elevata, è abbastanza facile riconoscere in cielo la costellazione di Andromeda; se si parte dal vertice nord-orientale del grande quadrato di Pegaso, che abbiamo presentato in dettaglio il mese di novembre, si riconoscerà senza problemi un asterismo fatto a "V" stretta e leggermente curvata verso l'alto che contiene tutte le stelle principali.
Alfa Andromedae, è una stella bianca di seconda grandezza distante 72 anni luce e 85 volte più brillante del Sole. In arabo è nota con 2 nomi, Alpheratz ("la spalla del cavallo") e Sirrah ("ombelico"), entrambi i quali tradiscono Ia sua antica appartenenza a Pegaso (era, infatti, originariamente riportata come Delta Pegasi).
Beta, luminosa quanto la Alfa, ma di un colore rossastro già percettibile a occhio nudo è una gigante rossa distante 88 anni luce e una cinquantina di volte più brillante della nostra Stella.
Un'attenzione particolare merita la Gamma, una delle più belle doppie del cielo, scoperta dal fisico tedesco J. T. Mayer nel 1778. È costituita da una coppia fisicamente legata, le cui componenti ruotano attorno al comune baricentro in un periodo, tuttavia, lunghissimo, forse superiore a 40.000 anni. La primaria è una stella arancione di seconda grandezza, 86 volte più brillante del Sole; la secondaria, situata una decina di secondi a nord-est, è una stellina bianca di 5ª magnitudo, ma il contrasto nel campo dell'oculare è talmente elevato che la compagna, in realtà, appare azzurra e il sistema è quindi molto simile, nell'aspetto, ad Albireo (Beta Cygni). La secondaria, però, è a sua volta doppia e costituisce uno di quei test al limite delle possibilità per telescopi amatoriali. Le 2 componenti che differiscono di neppure una magnitudo, sono separate da solo mezzo secondo d'arco e usualmente, durante le notti di seeing migliore, tutto ciò che si riesce a notare è un allungamento dell'immagine di diffrazione più che uno sdoppiamento vero e proprio. Unica stranezza è il nome della stella: Almach, infatti, indica in arabo il caracal, un grazioso felino simile alla lince che, a quanto pare, nulla ha a che fare con la costellazione.
Forse avrete notato che sulla cartina è riportata anche la Ypsilon Andromedae; l'abbiamo fatto perché, pur essendo debole, è una stellina che merita una certa attenzione per un interessante sistema planetario scoperto nella primavera del 1999 (vedi).

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