Il Centro Galattico
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Il centro fisico della nostra Galassia, occupato dalla potente radiosorgente denominata Sagittarius A, non è osservabile otticamente a causa di una densa cortina di polveri spessa oltre 25000 anni luce frapposta lungo la nostra visuale (l'enorme estinzione luminosa tra la sorgente e la Terra è stata stimata in circa 25 magnitudini!). Queste polveri sono tuttavia trasparenti per altre radiazioni dello spettro elettromagnetico, come le onde radio, gli infrarossi e i raggi X; il telescopio spaziale Hubble, ad esempio, grazie al rivelatore infrarosso NICMOS, è riuscito a penetrare questa cortina fumogena mostrandoci, due giganteschi e giovanissimi ammassi aperti fra i più grandi e i più densi di tutta Via Lattea, situati a soli 100 anni luce dal centro e che presentano una massa equivalente a oltre 10.000 masse solari. Quello di sinistra dell'immagine pubblicata, denominato Arches Cluster, è talmente denso che si è stimato che un parsec cubico contenga la bellezza di 40.000 stelle, valore di gran lunga superiore a quello presente al centro degli ammassi globulari (a titolo di paragone si consideri che M11, uno degli ammassi aperti più compatti, presenta una densità interna di "sole" 80 stelle per parsec cubico). Quello di sinistra, noto come Quintuplet Cluster, ha invece la particolarità di ospitare la stella più massiccia e luminosa di tutta la Galassia: la Pistol Star, scoperta agli inizi degli anni '90 da astronomi giapponesi, la quale ha una massa attuale attorno alle 100 masse solari. Considerata la quantità di materia prodigiosa che ha emesso nel corso di immani esplosioni avvenute attorno ai 5000 ani fa, è probabile che all'inizio la sua massa fosse addirittura pari al doppio di quella oggi stimata! Se non fossero presenti le polveri sarebbe visibile a occhio nudo come una stellina di 4ª grandezza: a quella distanza significherebbe una magnitudo assoluta di -10, all'incirca quella della Luna attorno al quarto, ma tutta concentrata in un punto! Entrambi questi ammassi, verosimilmente formatisi in seguito alla collisione tra due dense nubi di polvere e idrogeno molecolare che ha innescato la formazione di nuove stelle, sono destinati a disperdersi nel giro di pochi milioni di anni a causa delle forze mareali presenti nel nucleo galattico, ma al momento essi sono più luminosi di qualsiasi altro ammasso aperto presente nella nostra Galassia.
Ma cosa c'è esattamente al centro di questa radio sorgente? L'ipotesi sull'esistenza di un buco nero supermassiccio pari a 4 milioni di masse solari esiste da svariati decenni, ma finalmente è stata finalmente confermata da un importate comunicato stampa dell'ESO nel maggio del 2022 (vedi l'oramai celebre ⇒ immagine). Ma ancora più significativa è l'immagine in luce polarizzata rilasciata dalla collaborazione scientifica Event Horizon Telescope (vedi), la quale che mostra addirittura l'avvitamento del campo magnetico ivi presente. Non mancavano certamente le teorie alternative atte più che altro a spiegare la debolezza dell'emissione X che mal s'accorderebbe con quanto misurato nel centro di altre galassie; si tratta ad ogni modo della teoria più accreditata, soprattutto dopo che l'astronomo Andrea Ghez dell'UCLA (l"Università della California di Los Angeles) ha osservato e misurato il movimento di oltre 200 stelle lungo il piano galattico che sarebbero influenzate dalla presenza di un fortissimo attrattore situato proprio al centro della Galassia.
È vero che un buco nero è per definizione invisibile, tuttavia i moti vorticosi di materia generati dal suo formidabile campo gravitazionale riscalderebbero la materia circostante a valori tali da generare un'emissione di raggi X caratterizzata, talvolta, da intensi flares, come quello ripreso dalla sonda Chandra e ben visibile nell'immagine qui riprodotta. Il buco nero, con ogni verosimiglianza, potrebbe essere anche responsabile di una violenta esplosione stellare avvenuta circa 10.000 anni fa — una ipernova — il cui resto, al pari della nebulosa del Granchio anche se in misura ovviamente molto maggiore, sarebbe sede dell'intensa emissione radio della sunnominata Sagittarius A. Inoltre, sempre le misure effettuate da Chandra avrebbero anche rivelato l'eco di una recente esplosione avvenuta 200 anni fa, un tempo risibile su scala cosmica, durante la quale Sagittarius A sarebbe stata milioni di volte più brillante di quanto si osserva oggi.
Molto suggestiva è un'immagine più recente del centro galattico elaborata dal satellite ⇒ Spitzer dell'Agenzia Spaziale Americana: soprattutto impressionante è la risoluzione che mostra una quantità sorprendente di dettagli (vedi).
(Le coordinate del Centro Galattico sono le seguenti: A.R. 17h 45.6m; Decl: -28° 56")

Da Nuovo Orione, "Stelle e Profondo Cielo" (Agosto 2003).

SAGITTARIO