
Quella sopra riportata è una ricostruzione di come poteva apparire il cielo da Praga verso sud-ovest la sera 10 ottobre 1604, quando fu per la prima volta osservata da Keplero. Inizialmente brillante come Marte, nel giro di pochi giorni divenne più brillante di Giove, arrivando a raggiungere, secondo uno studio effettuato da Baade nel 1943, la magnitudo -2.4. Divenuta pressoché invisibile per congiunzione eliaca in novembre, riapparve nel gennaio del 1605, quando Keplero la stimò ancora più brillante di Antares e rimase visibile a occhio nudo sino al marzo del 1606! In base a una ricostruzione della sua curva di luce gli astronomi hanno supposto si fosse trattato di una supernova di tipo I, notoriamente le più brillanti, anche se intrinsecamente meno energetiche di quelle di tipo II.
Nel 1941 gli astronomi di stanza all'osservatorio di Mount Wilson, che allora ospitava il telescopio più grande del mondo, identificarono, in corrispondenza dell'esplosione avvenuta oltre 3 secoli prima, una debole nebulosità filamentosa, con una brillante condensazione, estesa circa 40" e di magnitudo 19. Questo giovane resto di supernova, distante attorno ai 7000 parsec, è una radiosorgente che è stata catalogata come 3C 358.
Nell'illustrazione sottostante, appartenente alla Biblioteca dell'Osservatorio di Brera INAF, è riportato la porzione del disegno originale di Keplero dove lo scienziato tedesco ha registrato con grande accuratezza la posizione della nova stella in pede serpentarii, nonché gli spostamenti, nel corso dei mesi precedenti, dei due pianeti giganti. La supernova è contrassegnata da un circoletto rosso e indicata da una "N" (ricalcata sull'originale), mentre gli spostamenti di Giove e Saturno sono rispettivamente indicati dai segmenti blu e verde, anche questi sovrapposti per chiarezza sul disegno originale. Per Marte è stata invece riportata solo la posizione in concomitanza dell'evento (in arancione).